Da quello che sembra, per alcuni di noi comincia ora un nuovo periodo di cambiamenti imposti, di abitudini stravolte. Una nuova sfida da accogliere, una sfida non semplice da affrontare, ma che, come ogni sfida, ci offre delle opportunità da cogliere e sfruttare.
È una sfida che abbiamo già affrontato e superato prima dell’estate, quando siamo stati presi alla sprovvista e siamo stati catapultati su un ring improvvisato, per un combattimento in cui le regole non erano codificate.
Lo stesso guanto di sfida ci è stato lanciato in questi giorni, con il gong che ha segnato l’inizio di un nuovo round. Stavolta combattiamo con una forza diversa, una forza che risiede nell’esperienza e nella consapevolezza di aver già conosciuto il sudore e i colpi di questo tipo di sfida. E siamo più lucidi nello sviscerare il momento per trarne delle occasioni. Delle opportunità.
Il cambiamento delle nostre abitudini, un cambiamento a cui siamo costretti, può essere fonte di soddisfazione, può donarci porzioni di tempo che, in situazioni “normali”, le nostre vite quotidiane non possono offrirci.
Non bisogna però cadere nel facile equivoco di equiparare una maggiore disponibilità di tempo ad una maggiore produttività, ad una maggiore mole o varietà di cose da fare.
L’opportunità che ci viene offerta è quella di avere più tempo per noi e di trasformarlo in qualità, non in quantità.
Davanti a noi è stato imbandito un tavolo pieno di pietanze appetitose e di bevande profumate; non dobbiamo consumarle tutte solo perché ne abbiamo la possibilità. Scegliamo semplicemente quelle che ci danno più piacere e più sostanza e lasciamo le altre nei loro vassoi e contenitori.
Il suggerimento del mental coach è proprio questo, di non abbuffarci di attività, di non ingozzarci.
Non dobbiamo darci da fare per forza.
La cosa più importante da fare secondo Stephen Covey e secondo le teorie che sposo ormai da decenni, è quella di prendersi del tempo per se stessi, possibilmente allontanando ogni eventuale distrazione e fermarsi a riflettere su ciò che è realmente importante per noi. Operiamo una selezione, filtriamo e concentriamoci su ciò che realmente può fare la differenza per noi. Il resto lasciamolo pure sul tavolo, nei vassoi e nei contenitori.
Diamo corpo ai nostri pensieri, diamogli forma attraverso parole, immagini. Mettiamo in atto questa operazione di scrematura aiutandoci con un foglio bianco. Che diventi la nostra tela da riempire e decorare con i colori delle nostre emozioni, con le linee asciutte delle nostre priorità. Che il Tempo prenda forma attraverso la penna.
Torniamo quindi ad essere padroni del nostro Tempo, torniamo ad essere noi il motore delle lancette, ad accelerarne o rallentarne la corsa a seconda della nostra volontà.
Accennavo prima alle distrazioni, alla necessità di allontanarle, di eliminarle per il tempo necessario, per il tempo che ci serve a focalizzare le nostre priorità e a dargli il posto che meritano, quello in prima fila, rispetto a ciò che riempie senza nutrire, rispetto a ciò che impegna senza produrre soddisfazione e crescita.
Un quaderno, un album da disegno su cui appuntare i propri ragionamenti, i propri stati d’animo, i propri desideri. Un quaderno, sì. Ma anche un dispositivo digitale può fungere in modo altrettanto valido, a patto che possa travestirsi da foglio di carta mantenendo però le comode funzioni di quel Progresso che gli ha dato vita.
Ad esempio, io uso da qualche anno un remarkable, un device per la scrittura elettronica estremamente innovativo che ha proprio questo pregio: sa travestirsi da foglio di carta. Riesco a scrivere pagine su pagine senza affaticare gli occhi, posso concentrarmi sui miei pensieri senza la paura di essere distratto dalle varie notifiche che i tablet tradizionali ti scaricano addosso dopo averle calamitate dai vari social. E lo faccio immerso tra i suoni della natura, tra una passeggiata nel verde e un break, con la schiena appoggiata al tronco di un albero frondoso. L’importante è ricordarsi di spegnere il telefonino o di mettere in modalità aereo l’apple watch…
Un detoxing indispensabile dalle distrazioni virtuali ma estremamente reali che la quotidianità ci invia sotto forma di trilli, distrazioni dai cui lacci dobbiamo temporaneamente liberarci per ritrovare quella freschezza e lucidità mentale grazie alle quali sviluppare nuove e costruttive visioni.
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(Come sempre faccio dentro di me, ringrazio pubblicamente Danilo Mecozzi Photographer per l’Arte di scattare foto come questa.)
Come non essere d’accordo con te, Andrea. Il corso sulla Gestione del Tempo con l’intelligenza emotiva é stato e ancora é, per me, una guida per dare nuovamente importanza e rispetto a tutte le aree che compongono la nostra vita. Il nostro quotidiano può tornare ad essere piacevole, soprattutto ora che abbiamo riscoperto il valore del tempo per noi stessi e il danno che causa nelle nostre vite l’affanno, la rincorsa all’attività in più da inserire in un’agenda già troppo piena. Considerando anche, che quell’attivita infilata a forza, sarà, molto probabilmente, fatta anche male. Una buona gestione è quella che tu ci insegni, che ci vede fare attività nella giusta progressione, ben svolte, soddisfacenti e che terminiamo per poi dedicarci alla vita privata senza sensi di colpa. L’uomo che finalmente torna al centro. Grazie per essere il formatore eccellente che sei ma, soprattutto, grazie per essere mio amico, perché questo mi ha dato modo di vedere la tua coerenza e la tua onestà intellettuale (e non solo).
Manuela, grazie innanzitutto del commento e delle parole.
Scrivere, formare, fare sessioni di Coaching e Facilitazione sulla Gestione del Tempo, vuol dire farle su come gestiamo la Vita e noi stessi nella Vita che abbiamo avuto in dono; la sento come una responsabilità e posso osare a farlo solo impegnandomi ogni giorno ad essere un Esempio.
L’Esempio di tale Argomento non può essere solo dal palco o dallo schermo in un Webinar; deve necessariamente coinvolgere tutto il nostro Vivere. Tu sei tra quelle persone che ho voluto, abbiamo voluto avere accanto, aprendo non solo le porte della nostra attività, ma anche e sopratutto quelle della nostra vita quotidiana e intima, che sia a Roma o in Toscana credo Tu sia tra le persone che possono affermare di conoscerci, per quelli che siamo. Il dono che mi fai sempre Tu è questa splendida autorizzazione di sentirmi accettato e amato per quello che sono. L’Autenticità grida dal petto: GRAZIE!
Caro Andrea, ti confesso che il tuo articolo mi è arrivato dritto come uno schiaffo. Le metafore non potevano essere più chiare. Frecce. E mi ricordano cosa cercare, come sentire… Perché a distrarsi ci si mette un attimo e ritrovare la strada non è sempre così semplice. Grazie Andrea. Grazie per averlo scritto. È come se tu mi avessi passato di nuovo la palla della mia partita. Della mia vita.
Maria Chiara, oggi, come faccio ogni giorno, mi sono fermato a pensare alle persone che intorno a me stanno migliorando. Tu sei tra queste e il tuo commento ricorda a me che migliorare insieme fa bene al cuore e rende la strada più bella da respirare, soprattutto se si guarda nella stessa direzione. Il mio lavoro in questi anni è proprio “selezionare” persone che arrivano ai miei sensi come persone con cui ho voglia di trascorrere del tempo insieme, nell’ottica di essere ogni giorno migliori, oggi di ieri, domani di oggi. Tu sei tra queste e spero di dimostrartelo sempre con le azioni. Un saluto alla Tua famigliola.